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RGPD: l’Europa è tagliata fuori dalle notizie Internet

Le nuove norme europee sulla protezione dei dati (RGPD) hanno uno sgradevole effetto collaterale: stanno riducendo l’accesso degli utenti europei ai contenuti provenienti dall’esterno dell’Unione europea. Alcuni editori, infatti, hanno deciso di tagliare fuori gli utenti UE così da non doversi preoccupare di rispettare le norme dell’RGPD sulla raccolta dei dati personali.

RGPD e dati personali

L’RGPD ha introdotto una serie di cambiamenti nel modo in cui le aziende raccolgono i dati personali. In particolare, i singoli soggetti interessati devono acconsentire alla raccolta dei dati, hanno il diritto di accedere ai dati raccolti e di ottenerne la completa cancellazione per essere dimenticati. Inoltre, le aziende devono essere in grado di spiegare in che modo usano i dati e di far fronte a un’eventuale violazione della protezione.

Dimenticatevi di essere europei

Nell’ultimo anno l’RGPD ha letteralmente fatto impazzire le aziende europee e alcuni editori americani hanno optato per la soluzione più semplice: dire no. Aprite un sito americano come LA Times da un luogo qualsiasi dell’UE e otterrete il seguente messaggio:

Un rapido controllo ha permesso di scoprire che tre dei dieci più importanti quotidiani statunitensi hanno bloccato i lettori semplicemente sulla base dell’RGPD e della loro posizione geografica. Tra gli altri siti a bandire i lettori europei figurano il NY Daily News e il Chicago Tribune, tanto per citare le testate principali, ma l’elenco è ben più lungo.

La versione “light”

Altre testate, come l’NPR o il Washington Post, applicano una versione “light” in base alla quale indirizzano i visitatori europei all’interno di un canale speciale in cui presumibilmente raccolgono un minor quantitativo di dati, in linea con le norme dell’RGPD. Questo ci induce a due riflessioni: primo, non esiste nessuna limitazione dei contenuti sulla base della posizione geografica. Secondo, che tipo di informazioni raccoglieranno mai sugli americani?

Novità sulla vostra posizione

Questi siti di notizie, così come qualsiasi altro sito Internet, possono risalire alla posizione dell’utente tramite l’indirizzo IP del dispositivo. Si tratta di una serie di numeri che permette ai pacchetti di dati di farsi strada fino al dispositivo e sono una parte inevitabile di Internet. Grazie ad essi le aziende possono risalire addirittura all’esatta posizione degli utenti, ossia al gruppo di isolati in cui si trovano, il che è utile per pubblicare annunci mirati e costruire un accurato profilo degli utenti e dei loro interessi.

Basta spostare (virtualmente) il dispositivo in un’altro luogo

Il modo più semplice per risolvere il problema è quello di cambiare o nascondere l’indirizzo IP. Questa soluzione alternativa è compatibile con i dispositivi Windows, Apple o Android e i metodi principali sono tre: il browser Tor, strutturato a cipolla, un proxy VPN e una VPN.

I limiti del browser Tor

Il browser Tor, strutturato a cipolla, è una soluzione gratuita ma incompleta perché indirizza la comunicazione Internet attraverso una serie di siti senza che l’utente possa controllare né la posizione dei siti, né da dove parte la connessione. Una connessione potrebbe indirizzare l’utente in Olanda e un’altra in Romania. Ma entrambi gli stati si trovano nell’Unione europea.

Un altro inconveniente è dato dal fatto che alcuni siti inviano un CAPTCHA, anziché il contenuto, quando rilevano la presenza di TOR. Sebbene lo scopo dichiarato dei CAPTCHA sia quello di verificare che l’utente non sia un robot, possono anche irritarvi talmente con richieste di identificare immagini di automobili, autobus o segnali stradali, da indurvi a tornare al browser tradizionale, molto più semplice da tracciare.

Il proxy può funzionare

Fondamentalmente un proxy VPN aggiunge un indirizzo di inoltro ai pacchetti di dati provenienti dal computer, incollandolo sopra all’indirizzo precedente, senza nasconderlo o senza crittografare i contenuti. Per utilizzare questo approccio, l’utente deve essere in grado di scegliere il paese in cui si trovano i server proxy VPN, in questo caso gli Stati Uniti. A volte il proxy è sufficiente, altre no, dipende dal tipo specifico di tracking utilizzato dal sito.

Una VPN a tutti gli effetti è quel che ci vuole

Una VPN completa racchiude i pacchetti di dati in una sorta di busta crittografata, quindi aggiunge l’indirizzo IP del server. L’utente deve essere in grado di selezionare la posizione del server VPN, esattamente come per il proxy VPN.

In questo caso bisogna diventare americani. Un vantaggio secondario è dato dal fatto che anche i contenuti e gli indirizzi DNS vengono crittografati. Quando le notizie scottano non potete fare a meno di leggerle, dovunque siate.

Questo articolo è disponibile anche in: Francese

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