Il mondo è sempre più connesso e questo fenomeno non interessa soltanto le persone, ma anche gli oggetti, i dispositivi e i computer. Anch’essi hanno imparato a parlare. Il frigorifero può ricordarti di comprare il latte, l’auto potrebbe indicarti che è il momento di fare la revisione e lo smartwatch sa benissimo se hai saltato una sessione di allenamento. Viviamo sempre più immersi nell’Internet of Things (IoT), un immenso “universo” di dispositivi interconnessi che condividono dati tra loro e con noi. L’IoT promette di rendere la nostra vita più semplice e intelligente, ma diciamoci la verità: è una prospettiva un po’ inquietante. In che modo funziona e perché dovresti saperne di più? Apriamo la porta ed entriamo in questo mondo (non spaventarti se incontriamo delle spazzole parlanti!).
Che cosa si intende per Internet of Things?
Dimentica il film “Ritorno al futuro”. Oggi il mondo parla? In un certo senso, sì. Essenzialmente, l’Internet of Things (IoT) riguarda gli oggetti di uso quotidiano che diventano “intelligenti”, perché sono connessi a Internet e tra loro. Questa tecnologia interessa praticamente ogni cosa, dai sistemi per la casa intelligente, come i termostati che si regolano in base ai tuoi programmi, ai dispositivi indossabili che monitorano la frequenza cardiaca e altri parametri vitali. Ma il suo raggio di azione si estende ben oltre le nostre case. L’IoT può rivoluzionare interi settori e avere applicazioni diverse, dai pacemaker intelligenti in ambito medico ai sistemi di irrigazione automatizzati per l’agricoltura, fino alla gestione smart dei rifiuti e del traffico urbano e all’ottimizzazione del consumo di energia. Il mondo nuovo (e non intendiamo il romanzo di Huxley) è un posto accogliente. Qualsiasi oggetto dotato di sensori, di un sistema di comunicazione e della capacità di elaborare i dati può ricevere la “cittadinanza” nell’ecosistema IoT, che si sta espandendo rapidamente. Le aziende fanno a gara per aggiungere sensori e connettività Internet a qualsiasi tipo di prodotto, creando oggetti fantastici ma anche bizzarri. È un’innovazione entusiasmante o inquietante? Probabilmente entrambe le cose, ma sta a te deciderlo.
Esiste una tutina per neonati che consente a chi li accudisce di ricevere informazioni sulla respirazione, sulla frequenza cardiaca, sulle abitudini del sonno e sulla temperatura del bambino. Un ingegnoso contenitore per le uova integra un sistema di illuminazione LED che individua quali uova stanno per scadere. Per non parlare della spazzola intelligente, che esamina i modelli di utilizzo ricorrenti ed è dotata di un microfono in grado di rilevare i capelli che si spezzano. E se pensi che siano tutti oggetti superflui, potrebbe tornarti utile il cestino intelligente, che tiene traccia di quello che butti via e ti dice che cosa devi ricomprare.
Una storia breve ma completa dell’IoT
L’idea di creare sistemi in grado di comunicare tra loro, per quanto possa sembrare avveniristica, non è nuova e le tecnologie machine-to-machine (M2M) esistono da ben oltre un secolo. Pensiamo ai primi sistemi di base per la trasmissione dei dati che sono stati impiegati dall’esercito russo nel 1845 o allo standard di connettività GSM su cui si basavano i telefoni cellulari Siemens nel 1995. L’Internet of Things non è spuntato fuori dal nulla: è il risultato più avanzato dell’evoluzione di diverse tecnologie. L’IoT non è mai stato definito come concetto fino al 1999, anche se nei primi anni ‘80 un distributore di Coca-Cola parlante della Carnegie Mellon University rispettava tutti i criteri per essere considerato il primo dispositivo intelligente. I programmatori locali potevano collegarsi al distributore tramite Internet e controllare se le bevande erano disponibili (e fredde) senza dover andare fisicamente sul posto.
Kevin Ashton, Direttore esecutivo del gruppo di ricerca Auto-ID Labs del MIT, è considerato il padre fondatore dell’IoT. È stato il primo a descrivere il concetto e a coniare l’espressione “Internet of Things” durante la presentazione di questa tecnologia all’azienda Procter & Gamble. Anche se da allora la definizione si è evoluta, l’idea di Ashton era sostanzialmente questa: “Se esistessero dei computer in grado di conoscere tutto quello che c’è da sapere sugli oggetti, raccogliendo e usando i dati raccolti senza alcun intervento da parte nostra, saremmo in grado di monitorare e contare ogni prodotto, con una notevole riduzione degli sprechi, delle perdite e dei costi. Sapremmo quando un prodotto deve essere sostituito, riparato o ritirato dal mercato, e se è fresco o ha superato la data di scadenza.”
Ashton era convinto la tecnologia di identificazione a radiofrequenza (RFID) fosse un requisito di base per l’Internet of Things, ma pensava anche che l’IoT fosse semplicemente una soluzione utile per il monitoraggio degli inventari, basata su dispositivi dotati di un contrassegno come la filigrana digitale, il codice a barre e il codice QR. Non passò molto prima che Walmart e il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti si dimostrassero interessati e nel 2002-2003 furono le prime organizzazioni di grandi dimensioni a implementare il modello di monitoraggio degli inventari progettato da Ashton, basato sull’assegnazione di contrassegni, sulla tecnologia RFID e sull’Internet of Things. Nel 2011, il primo dispositivo intelligente ha bussato letteralmente alla porta di casa nostra e l’IoT è entrato a far parte della nostra vita quotidiana: si trattava del campanello Ring, chiamato inizialmente DoorBot, in grado di collegarsi allo smartphone e segnalare all’utente quando qualcuno preme il campanello. Per non essere da meno, colossi tecnologici come Apple e Microsoft hanno abbracciato con convinzione l’idea e all’improvviso sono comparsi sul mercato termostati, sistemi di illuminazione e altri dispositivi smart. Il futuro dell’IoT sembrava davvero promettente.
Nel 2012, il cloud computing è diventato una realtà diffusa e ha consentito all’IoT di dotarsi dell’infrastruttura necessaria per archiviare, elaborare e analizzare gli enormi volumi di dati generati dai dispositivi connessi. Sembrava che nulla potesse fermare la sua ascesa… finché non si è presentato il problema dell’esaurimento degli indirizzi IP. Fortunatamente, è arrivato anche il protocollo IPv6, che ha regalato al mondo un numero apparentemente infinito di indirizzi Internet (340 trilioni di trilioni di trilioni, per essere più precisi) e ha reso il mondo dell’IoT quasi sconfinato. Steve Leibson del Computer History Museum ha provato a spiegare i numeri straordinari con cui i semplici esseri umani si sono trovati improvvisamente a fare i conti: “Potremmo assegnare un indirizzo IPv6 a OGNI ATOMO SULLA SUPERFICIE DELLA TERRA e avere ancora abbastanza indirizzi per costruire altre 100 e più Terre.”
L’IoT si è quindi posto obiettivi più ambiziosi e si è concentrato sulla trasformazione delle infrastrutture di intere città. La Svizzera ha introdotto un programma pilota chiamato Smart City Svizzera, che ha dato vita a nuove partnership scientifiche e progetti innovativi. Dagli edifici ai parcheggi smart, dai sistemi di illuminazione pubblica ai trasporti intelligenti, la prospettiva è che tutto diventerà più efficiente in una città connessa, che sia in grado di supportare ogni tipo di sensore. Le tecnologie wireless, la diffusione di Internet ad alta velocità e la riduzione dei costi di produzione stanno rendendo più accessibile la versione evoluta dei sistemi M2M. E questo fenomeno non mostra segni di rallentamento. L’IoT continuerà a rivoluzionare le nostre case, le società e interi settori, in modo che probabilmente non possiamo (ancora) nemmeno immaginare.
Come funziona l’Internet of Things?
In breve, l’IoT agisce secondo un processo strutturato. I dispositivi IoT includono un hardware specifico, di solito un sensore, che raccoglie e monitora i dati ambientali. Questi dati vengono poi trasmessi via Internet, Bluetooth e Wi-Fi alle piattaforme cloud, dove sono memorizzati e analizzati da un software e inviati all’utente attraverso un’app o un sito Web. Il software di supporto che collega tutti gli elementi all’interno di un sistema IoT è chiamato “piattaforma IoT”. Ne esistono a centinaia, realizzate anche da giganti del settore come IBM, Amazon, Oracle e Microsoft.
Questi dati offrono informazioni utili al dispositivo o all’utente. Sei fuori casa? Il termostato intelligente può abbassare la temperatura. Hai voglia di un pacchetto di patatine? I distributori automatici smart tengono monitorato l’inventario e inviano un avviso quando è necessario fare rifornimento. Non è soltanto una questione di comodità e praticità: i dispositivi in grado di inviare segnalazioni possono avere un’importanza fondamentale per la nostra sicurezza. Hai presente la centrale nucleare dove lavora lo sfortunato Homer Simpson? Non sarebbe molto più sicura se i sistemi avvisassero automaticamente le squadre addette alla manutenzione quando devono essere riparati? Sostanzialmente, l’IoT si basa su un ciclo continuo di attività di rilevamento, raccolta, trasmissione, elaborazione e azione. I dispositivi connessi che rendono migliore la nostra vita richiedono in minima parte l’intervento umano e possono anche essere controllati da remoto. Ricordi la prima definizione dell’Internet of Things: “…usando i dati raccolti senza alcun intervento da parte nostra…”? Kevin Ashton sarebbe orgoglioso di come è cresciuta la sua creatura.
Quasi tutti gli oggetti o i dispositivi possono diventare “intelligenti” se hanno la possibilità di connettersi a Internet e comunicare con altri dispositivi nel cloud. Con l’aggiunta di un sensore, anche una lavatrice, un frigorifero e perfino un asciugacapelli possono entrare a far parte della “famiglia” dell’IoT. Non servono altre qualità speciali.
Perché l’Internet of Things è simile a un sistema nervoso?
Quando senti parlare di “IoT”, potresti pensare a un enorme reticolo di flussi di energia che raggiunge milioni di schermi e ogni angolo del pianeta. Tieni a mente questa immagine. Ecco un’analogia che può tornare utile: il tuo cervello usa i nervi per inviare segnali alle mani, ai piedi e agli organi; l’IoT usa le reti per connettere i dispositivi intelligenti. In questo senso, l’Internet of Things è molto simile al sistema nervoso umano: mette in collegamento parti diverse di un sistema più esteso, in modo che possano comunicare e rispondere alle informazioni in tempo reale.
Ad esempio, quando tocchi qualcosa di caldo, i nervi lo segnalano subito al cervello e la mano si allontana dall’oggetto. Se un rilevatore di fumo intelligente avverte la presenza di un incendio, attiva un allarme, ti invia una notifica sullo smartphone e attiva perfino l’impianto smart di estinzione a pioggia.
Quando si parla di sensori, è importante ricordare che la posizione in cui si trovano gioca un ruolo importantissimo. Pensa se avessi le papille gustative sul gomito: non proveresti più il piacere di mangiare. Allo stesso modo, i dispositivi IoT devono cercare di raccogliere le informazioni più corrette per la loro destinazione d’uso. Non servono a niente se sono rivolti nella direzione sbagliata, non si trovano nel punto giusto o non funzionano come previsto. Come per il sistema nervoso, la qualità della trasmissione è fondamentale. Nessuno vorrebbe avere un baby monitor che non funziona (o le dita dei piedi intorpidite).
Quali sono le tecnologie alla base dell’Internet of Things?
Vediamo insieme quali sono le tecnologie principali che compongono gli ecosistemi IoT.
- Sensori:i sensori raccolgono dati dal mondo fisico e misurano parametri come la temperatura, l’umidità, il movimento, la luce e i suoni.
- Tecnologie per la connettività: i dispositivi IoT devono essere connessi a Internet per trasmettere i dati al cloud. L’Internet of Things si basa su diverse tecnologie per la connettività, tra cui il Wi-Fi, il Bluetooth, le reti cellulari e opzioni di comunicazione wireless a basso consumo come il protocollo LoRaWAN.
- Cloud computing:i dispositivi IoT generano enormi volumi di dati che devono essere archiviati, elaborati e analizzati. Le piattaforme di cloud computing forniscono l’infrastruttura e gli strumenti necessari ed è al loro interno che vengono sviluppate e distribuite le app IoT.
- Software:un software specializzato raccoglie, archivia e analizza i dati rilevati dai sensori IoT. Inoltre, controlla i dispositivi, spesso da remoto.
- Big Data Analytics:i dati non sono utili se non vengono organizzati e interpretati. È qui che entrano in gioco gli strumenti di analisi avanzata come gli algoritmi di apprendimento automatico, i sistemi di visualizzazione dei dati e i modelli di analisi predittiva, che consentono di identificare gli schemi ricorrenti ed estrarre informazioni utili.
- Tecnologie per la privacy e la sicurezza:con la sua progressiva diffusione, l’IoT può diventare una porta di accesso sempre più ampia per i criminali informatici. Tecnologie come la crittografia, i controlli di accesso e il rilevamento delle intrusioni possono proteggere gli utenti, i dati e i dispositivi IoT.
Casa dolce casa… intelligente: quali forme potrebbe assumere l’IoT?
Può essere difficile immaginare l’impatto che avranno i dispositivi intelligenti sulla nostra vita. Come sarà vivere in una casa intelligente davvero connessa? Un sogno a occhi aperti o un incubo distopico? La decisione spetta a te.
Invece di emettere uno stridulo allarme, un sistema per la casa intelligente potrebbe aprire piano piano le tende, accendere le luci in modo graduale e aumentare la temperatura della stanza, o addirittura riprodurre la tua playlist preferita. Se hai un materasso intelligente, puoi anche riposare meglio, perché i sensori integrati monitorano le fasi e la qualità del sonno e regolano la temperatura del tuo corpo mentre dormi. Adesso che sei in piedi e ti senti in forma, pronto (si spera) per una nuova giornata, è il momento della doccia con acqua preriscaldata e del caffè preparato in automatico. Ad esempio, la macchina da caffè potrebbe integrare un sensore per la rilevazione del movimento e accorgersi di quando entri in cucina. Durante la colazione, l’assistente virtuale ti dà informazioni sul meteo e sul traffico, legge le ultime notizie e ti ricorda le cose da fare.
Quando rientri la sera, la tua casa ti accoglie in un ambiente con la temperatura e l’illuminazione ideali e ti propone diverse possibilità di intrattenimento. Magari ti torna utile anche impostare comandi personalizzati, ad esempio per accendere in anticipo il forno e riscaldare la pizza che hai ordinato da un servizio automatico di consegna a domicilio.
Quali sono i vantaggi dell’Internet of Things?
È il momento di uscire ancora di casa. I vantaggi offerti da un mondo intelligente e interconnesso si estendono a diversi settori e aziende e migliorano la vita quotidiana di tantissime persone. Ecco cosa può fare l’IoT.
- Efficienza superiore nell’ambito del business, della logistica e della produzione
Quando i dispositivi IoT rendono automatici e ottimizzano i processi, le aziende possono ottenere un aumento significativo dell’efficienza e della produttività. Ad esempio, i sensori IoT possono monitorare le apparecchiature e risolvere potenziali problemi prima che interrompano le attività di business. Questa manutenzione predittiva consente di ridurre i costi e incrementare i tempi di attività. Inoltre, l’IoT è utile per i settori della logistica e della supply chain, perché consente di tracciare le spedizioni in tempo reale attraverso sensori abilitati per GPS. Le aziende possono quindi scegliere i percorsi migliori monitorando il traffico e le condizioni meteo. - Supporto ai processi decisionali basati sui dati
I dispositivi IoT generano un flusso continuo di dati in tempo reale, che consente alle aziende di prendere decisioni consapevoli sulle strategie, sui prodotti e sull’allocazione delle risorse. Possono acquisire informazioni più approfondite sulle operazioni, sul comportamento dei clienti, sulle tendenze del mercato e sulle prestazioni operative: un’ottima notizia per i budget e i risultati aziendali. - Monitoraggio e miglioramento della salute
Hai uno smartwatch o un fitness tracker? I dispositivi e i sensori interconnessi raccolgono in tempo reale parametri clinici come la frequenza cardiaca, la pressione del sangue, la glicemia e i livelli di attività. Grazie al monitoraggio proattivo dell’utente, sono in grado di rilevare potenziali problemi di salute in meno tempo. Le terapie possono essere personalizzate e i medici possono gestire i pazienti da remoto con maggiore efficienza, migliorando i risultati clinici. Ad esempio, esistono cerotti per il monitoraggio della frequenza cardiaca e lenti a contatto smart con una tecnologia innovativa che monitora i livelli di glucosio. - Riduzione dei costi
L’automazione delle attività ripetitive previene gli interventi manuali e il rischio di errori, riducendo i costi e aumentando efficienza e profitti. Nelle scuole e negli uffici, i dispositivi IoT possono monitorare e ottimizzare il consumo energetico, ad esempio abbassando il riscaldamento o spegnendo le luci se non viene rilevato alcun movimento nella stanza. - Ottimizzazione dell’esperienza del cliente
Conoscere i clienti aiuta le aziende a offrire un servizio migliore attraverso esperienze più interessanti e personalizzate. Sei ancora davanti allo scaffale del cioccolato? I negozi possono utilizzare i sensori IoT per tenere traccia degli spostamenti dei clienti e proporre offerte personalizzate in base al loro comportamento. Hai un problema? I dati generati dall’IoT consentono agli operatori del servizio clienti di individuarne rapidamente la causa principale. - Maggiore sostenibilità per un pianeta più verde
I contatori intelligenti e i dispositivi connessi presenti negli edifici controllano il consumo energetico e regolano i sistemi di illuminazione, riscaldamento e raffreddamento in base alla presenza delle persone, per ridurre l’utilizzo di risorse. Nelle città intelligenti, i sensori IoT monitorano la qualità dell’aria e il traffico e ottimizzano la raccolta dei rifiuti e il consumo idrico. In agricoltura, i sensori misurano l’umidità del terreno, le condizioni meteorologiche e lo stato di salute delle colture e permettono agli agricoltori di erogare acqua e fertilizzanti in modo più preciso, in modo da aumentare la resa del raccolto e allo stesso tempo ridurre l’impatto sull’ambiente.
Ci sono dei rischi legati all’Internet of Things?
Il tostapane sta forse complottando contro di te? E la lavatrice ti parla dietro le spalle? Le possibilità e i campi d’applicazione dell’Internet of Things sembrano infiniti… ma esistono comunque dei rischi. È innegabile che un mondo intelligente sia anche più comodo. Se però non è associato a sistemi di sicurezza adeguati, potrebbe renderti vulnerabile alle minacce online e ai criminali informatici. Magari hai impostato una password debole o hai dimenticato di aggiornare il software… Ed ecco che il baby monitor inizia di punto in bianco a trasmettere su Internet l’audio rilevato o il campanello intelligente fa entrare degli sconosciuti a casa tua. Che cosa può andare storto e perché?
Rischi per la sicurezza: una porta di ingresso per gli hacker
La progettazione di alcuni dispositivi IoT si concentra soprattutto sulla connettività e sulla comodità d’uso e trascura un aspetto importante come la sicurezza. La maggior parte di noi aggiorna computer e smartphone con inflessibile regolarità (vero? Se non lo fai anche tu, inizia subito e ricorda inoltre di aggiornare i driver) ma tende a dimenticare dispositivi come i frigoriferi intelligenti. Questi sistemi si ritrovano con un sistema di sicurezza obsoleto e inefficace, che li rende un facile bersaglio per i criminali informatici. Ti è mai capitato di usare il nome utente e la password predefiniti di un dispositivo? Cambiali subito. Quanto sono vecchi i tuoi dispositivi? Potresti tenere gli stessi elettrodomestici da cucina per 10 o addirittura per più anni. Il produttore proteggerà il tuo frigorifero per tutto questo tempo, rilasciando periodicamente patch di sicurezza in grado di contrastare le minacce più recenti?
Gli hacker che sfruttano le vulnerabilità possono prendere il controllo dei dispositivi e rubare i nostri dati personali, con il rischio che si verifichi un furto di identità. I sistemi IoT sono particolarmente vulnerabili agli attacchi man-in-the-middle (MitM), durante i quali gli aggressori intercettano e manipolano i dati mentre vengono trasmessi tra il dispositivo e il destinatario. I criminali informatici potrebbero anche sferrare attacchi DDoS ad altri sistemi, che trasformano innocui dispositivi IoT in armi letali contro altre reti. Il tuo bollitore è stato reclutato in un esercito di botnet che cerca di mettere un’azienda in serio pericolo?
Rischi per la privacy: chi ti sta guardando e ascoltando?
I dispositivi IoT possono anche diventare un grande problema per la privacy perché raccolgono enormi quantità di dati personali, dalle attività quotidiane di routine alle registrazioni video dell’impianto di sicurezza domestica, fino alle informazioni sulla nostra salute. Questi dati vengono archiviati all’interno di server cloud, che non sono immuni alle violazioni dei dati e agli accessi non autorizzati. Se questo rischio ti preoccupa, scopri come proteggere i tuoi dati nel cloud. Alcuni produttori di dispositivi IoT vendono i dati degli utenti a terze parti, che li sfruttano per inviare pubblicità mirate e tracciare i comportamenti. È quasi impossibile sapere con certezza chi ha accesso ai tuoi dati e come vengono utilizzati.
Dalle auto ai monitor cardiaci, non c’è niente che sia completamente al di fuori della portata delle minacce online. Se non dai ancora peso a questo rischio, ti consigliamo di leggere questo articolo sui peggiori casi di hacking contro dispositivi IoT.
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Proteggere la tua rete IoT e tutti i dispositivi connessi è un’operazione fondamentale. Lasciare un varco aperto online non è molto diverso dal lasciare aperta una porta o una finestra della tua casa. Valuta la possibilità di installare una soluzione che offre diversi strumenti: Avira Free Security integra un antivirus, un gestore di password, uno strumento di aggiornamento del software, una VPN per la crittografia dei dati e molto altro. Per mettere in sicurezza tutti i tuoi dispositivi, scegli anche Free Security per Windows, la soluzione di sicurezza per Mac, l’app di protezione per i dispositivi iOS o l’app antivirus per tablet e smartphone Android.
L’IoT non è più un argomento da romanzi distopici: è la realtà che ci circonda. Dalle case intelligenti alle fabbriche con sistemi di autoregolazione dei processi, fino a intere città smart, l’Internet of Things è ormai parte integrante della nostra vita quotidiana. E con i progressi della tecnologia, tesserà una rete ancora più intricata e diventerà indispensabile. Il punto non è se inizierai a usare l’IoT, ma quanto ti aiuterà a migliorare e organizzare la tua vita. Inizierai davvero a parlare con il tuo frigorifero.
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