Molto spesso sentiamo parlare del potenziale della blockchain in riferimento ai servizi finanziari e ai sistemi bancari. Ma c’è un’area che può trarre un beneficio assoluto dall’applicazione di piattaforme di blockchain: il voto. Durante le ultime elezioni negli Stati Uniti o per il referendum britannico sulla Brexit, sono balzati agli onori della cronaca concetti come manipolazione, pilotaggio, fake news, tutti in relazione a quanto è avvenuto prima, durante e dopo il voto. I meccanismi esistenti si sono dimostrati suscettibili ad un’influenza esterna ed è diventato chiaro che qualcosa nei processi deve cambiare.
Ed è qui che entra in gioco la blockchain: spostando gli ambienti digitali attuali su declinazioni basate sulla catena di valore, qualcosa che già diversi paesi stanno sperimentando, si può migliorare un contesto esposto con un certo grado di sicurezza.
Il principale vantaggio del passaggio dei nostri sistemi di voto alla blockchain è il maggiore livello di trasparenza consentito. Questo perché la chain potrebbe, definitivamente, impedire ad hacker e criminali di imbrogliare, alle persone di non votare due volte, ad abbandonare per sempre il rischio delle schede nulle, a evitare false registrazioni e furti di identità.
Il motivo? La blockchain è immutabile. Ad ogni preferenza può essere assegnato un numero univoco, che contraddistingue l’elettore e che assicura la validità dell’apposizione finale della votazione. Altrettanto importante è il fatto che i risultati possono essere crittografati, il che incoraggerebbe la trasparenza mantenendo allo stesso tempo un senso cruciale di privacy.
Sicuri e trasparenti ma soprattutto fruibili. Apporre un voto in maniera digitale, si sa, vuol dire velocizzare le operazioni di conteggio, automatizzandole e dunque tagliando le attese. Le informazioni sulla blockchain sono immediatamente disponibili e questo significa che abbracciare il nuovo paradigma renderebbe il sistema non solo maggiormente protetto ma anche più efficiente.
Se paragoniamo tale promessa a come vengono condotte le elezioni oggi, la differenza risulterà abissale. Al momento, occorrono ore e talvolta giorni per contare i voti, non senza confusioni, errori umani o meccanici, il che porta i tempi a dilungarsi ulteriormente. La catena di valore invece offre una realtà in cui l’imprecisione viene eliminata e sostituita dalla certezza del dato.
Ma non solo: quando parliamo di elezioni, dobbiamo anche parlare di tutto ciò che accade prima, come la diffusione e la discussione su argomenti, piani, strategia, mai prive di attacchi e incomprensioni. Gli utenti social sono sempre più esposti a foto e articoli che, per un occhio indiscreto, sembrano reali e magari rappresentano bufale e orchestrazioni per favorire questo o quel candidato. La blockchain promette di verificare quali fonti di notizie sono affidabili e quali no. Può fungere lei stessa da fonte, ad esempio elencando tutti gli articoli pubblicati da una persona e mostrando un rating dovuto al loro grado di correttezza e veridicità.
Purtroppo, un’adozione su larga scala non è prevista per adesso ma i test effettuati in tutto il mondo sono un buon punto di partenza. La città di Tsukuba, nella prefettura di Ibaraki a circa 70 km da Tokyo, ha usato la blockchain per un referendum cittadino mentre pare che il governo italiano sia intenzionato a sperimentare la tecnologia nel corso del 2019. Lo farà con l’appoggio della Commissione Affari costituzionali, del Garante per la Privacy e dell’Agid. Quando e dove però ancora non è chiaro.