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Come la COVID-19 ha cambiato la necessità di interazione umana (virtuale)

La vita come la conoscevamo è cambiata con la pandemia da coronavirus, che ci ha costretto a fare le cose in modo diverso. Comunicare è diventato più importante che mai, vista la distanza, e la nostra vita si è completamente digitalizzata: abbiamo dovuto abituarci ad abbracciare famiglia e amici in modo virtuale e a partecipare alle riunioni di lavoro attraverso strumenti di videoconferenza e altre tecnologie.

Il lockdown e il distanziamento sociale ci hanno fatto ricorrere al mondo online per colmare il vuoto di interazione lasciato dalle circostanze. Durante quel periodo, quasi l’80% degli italiani ha utilizzato il PC e il telefono cellulare più per comunicare che per lavorare: questo almeno è quanto mostra uno studio recente condotto da Avira su un campione rappresentativo di cittadini di quattro paesi (Italia, Francia, Germania e Stati Uniti).

Durante la pandemia, quasi l’80% degli italiani ha utilizzato il PC e il telefono cellulare più per comunicare che per lavorare.

La ricerca analizza in modo approfondito specifici cambiamenti comportamentali che si sono sviluppati durante la pandemia. Tra questi: l’amplificazione del bisogno di interagire e di comunicare dovuto al distanziamento sociale, l’utilizzo più frequente dei dispositivi e la consapevolezza delle minacce alla sicurezza associate al nuovo stile di vita digitale.

Come il lockdown ha cambiato le abitudini digitali degli italiani

Quando ci troviamo ad affrontare eventi destabilizzanti, l’esigenza di interazione umana cresce. Un’analisi dettagliata delle risposte per fascia di età evidenzia che i giovani hanno sentito in modo più acuto l’impatto della COVID-19 sul loro modo di interagire usando i dispositivi digitali: il 65% di chi ha tra i 18 e i 24 anni ha infatti affermato che il suo rapporto con la tecnologia è cambiato durante il confinamento.

Per quanto riguarda l’uso generale del computer, il 78% degli intervistati ha ammesso di utilizzarlo più spesso rispetto a prima della pandemia. Un aumento significativo è inoltre riscontrabile nelle persone con più di 55 anni: oltre l’84% di queste ha dichiarato di farne un uso maggiore.

In risposta alla domanda relativa ai diversi tipi di utilizzo del PC, la comunicazione è risultata essere l’esigenza principale per gli italiani: il 69% ha ammesso di usarlo più spesso per comunicare attraverso messaggi diretti, il 72% per effettuare videochiamate, il 57% per collegarsi sui social media. La stessa tendenza si osserva anche in relazione alle fasce d’età, a conferma del forte impatto emotivo che il lockdown ha avuto su tutte le generazioni.

Il lockdown ha portato anche a un aumento dell’utilizzo dello smartphone rispetto al periodo precedente per vari motivi: per tenersi aggiornati, per riempire i tempi morti della routine quotidiana, per svagarsi o socializzare.

A causa della pandemia da COVID-19, quasi il 75% degli intervistati ha dichiarato di aver usato più spesso il cellulare. L’indagine ha mostrato che gli italiani hanno sentito molto diffusamente il bisogno di rimanere in contatto con la famiglia e gli amici: il 72% ha usato lo smartphone più spesso per comunicare con i messaggi diretti, per accedere alle app dei social media (63%) o per videochiamare (51%). Concentrandosi sulle diverse fasce di età, si osserva che il 59% dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha utilizzato più spesso di prima il telefono per le videochiamate.

Questi numeri contraddicono la convinzione diffusa che la nostra vita sia interamente digitalizzata. Sotto un certo punto di vista, questa affermazione potrebbe anche essere vera, ma una digitalizzazione maggiore ci permette di dedicare più tempo alle cose che davvero contano. L’uomo è un animale sociale e l’interazione sarà sempre uno dei suoi bisogni fondamentali. Quando la possibilità di intrattenere relazioni umane vere e proprie ci viene tolta, abbiamo dimostrato di sfruttare al meglio tutte le opzioni che ci avvicinano alle persone care: dopotutto, un contatto virtuale resta sempre un contatto.

Content Manager
Former journalist. Storyteller at heart.